Oggi è la “Giornata mondiale della gentilezza”. Leggo che la giornata mondiale della gentilezza è nata in Giappone lanciata dal Japan Small Kindness Movement. Ah, ecco, tutto si spiega. Si è diffusa nel mondo, ma qui in Italia, in realtà la trovo assurda.
Se c’è una cosa di cui c’è assoluta carenza nella nostra società (italiana) è la gentilezza. Tutti sono nervosi, egoisti, pieni di rabbia: non c’è posto per la gentilezza. Invece la gentilezza è un antidoto alla violenza. Bisogna farne molto uso, soprattutto oggi in cui i social sono invasi da messaggi di odio di tutti i generi, compreso quello razzista. E insegnarlo ai figli. Con l’esempio.
Ovunque i bambini e i ragazzi si trovino, sono circondati da cattivi esempi: parolacce, risposte sgarbate, offensive, aggressive. Non sono le persone che si comportano correttamente che vengono ammirate, ma quelle che urlano. Dal punto di vista educativo la violenza nel linguaggio e nel comportamento è deleteria, perché se i figli non vengono educati al rispetto degli altri anche nel modo di parlare, cresceranno convinti che l’approccio aggressivo sia l’unico possibile in tutti i rapporti: nei rapporti con gli amici, con la donna o con l’uomo, con gli insegnanti, con gli estranei e un giorno anche con i colleghi di lavoro.
Urge che i genitori ricomincino a trasmettere la gentilezza. Come? Prima di tutto disapprovando tutti i modi aggressivi o sgarbati, ed evitando anche di usarli: non si ride compiaciuti del personaggio televisivo che sbraita, non si commenta con parolacce quello che accade, non si urla “coglione” all’automobilista che procede lentamente, non si aggrediscono gli insegnanti per “metterli a posto”. I figli guardano e imparano. I genitori, fra di loro, con i figli e con tutti gli altri, estranei compresi, devono usare le piccole attenzioni che rendono migliori i rapporti e la vita: un sorriso, una parola gentile, un “grazie”, un “per favore”, un “aspetta, ti aiuto”. E anche a scuola, è importante che gli insegnanti, quando si rivolgono agli alunni, si impegnino a usare sempre un tono marcatamente gentile, e devono evitare e disapprovare anche il più piccolo gesto sgarbato, le urla minacciose, e i gesti di stizza come sbattere i libri.
La gentilezza è molto contagiosa. E se viene somministrata a figli e alunni fin da piccoli, tutti i giorni, dà assuefazione. E rende più bella la vita. Ma temo che non basterà nè una giornata, né una settimana. Ci vuole ben altro per riparare alla completa perdita di ogni forma di gentilezza. Ci vorranno anni. E speriamo di riuscirci.
Su DONNA MODERNAdel 30 ottobre un articolo sulla GENTILEZZA di Teresa Bergamasco, con un mio intervento. Leggetelo!