Una “Lezione”, come la intendo io qui, non è semplicemente la spiegazione di un argomento, fatta anche molto bene. È una lezione particolarmente efficace, che deve servire per capire tanti altri argomenti, che è in qualche modo basilare, che può rimanere impressa per molto tempo o addirittura per sempre nella nostra mente di insegnanti e in quella degli alunni.
Le “Lezioni” così, quelle con la elle maiuscola e le virgolette, non ti capitano tutti i giorni, ma quando, per un insieme di fattori, ti capitano, esci dalla classe felice, pieno di entusiasmo, consapevole che per quel giorno non solo hai guadagnato onestamente il pane, ma che hai fatto qualcosa di speciale: hai conquistato la speranza di avere un posto importante nella vita dei tuoi alunni, e la consapevolezza che il tuo lavoro può essere servito davvero.
Puoi aver saputo far percepire il dolore dietro i versi di una poesia, o la bellezza di un’immagine o di un momento; puoi aver fatto capire qualcosa che non riuscivano a capire, suscitato entusiasmo per un progetto o per un problema risolto; puoi essere riuscito a far sentire importante un ragazzo che aveva una bassa autostima, o fatto provare l’ebbrezza di sentirsi colti. Le “Lezioni” si riconoscono perché sono quelle che fanno nascere negli alunni una inconfondibile luce negli occhi: la luce della scoperta.
La cosa più bella del nostro lavoro è proprio questa: se siamo bravi, se siamo empatici, se ce la mettiamo tutta per essere davvero utili ai nostri alunni, possiamo riuscire a fare la differenza. E ho sempre pensato che se in tutta la mia carriera posso aver fatto la differenza per qualcuno, o addirittura aver salvato la vita anche ad uno solo dei miei ragazzi, posso essere soddisfatta, e permettermi di pensare che la mia vita ha avuto un senso.
E siccome non ci solo io che faccio delle “Lezioni”, per questa sezione, ad un certo punto, lascerò la possibilità di commentare, così che chi lo desidera potrà raccontare a me e agli altri le sue “Lezioni”.
Nota: l’immagine che ho scelto si trova in un Sillabario del 1930. A me piace moltissimo, e spero che piaccia anche a voi. Credo che renda molto bene l’idea di che cosa significa insegnare. L’insegnamento vero è una risposta incompleta, che deve nascere da una domanda. E il bambino e il ragazzo devono essere messi in condizioni di conquistare da soli quello che manca.