Compiti di castigo e punizioni varie a scuola: servono?/3

Idee e riflessioni
Share

Spiegherò in questo terzo articolo come ho risposto a queste domande: punire o no? come? perché?

Ecco degli esempi pratici dei casi e dei tipi di punizione più frequenti:

Caso 1: Il ragazzo (o la classe) disturba la lezione.

Punizione 1. Brutto voto.

Sbagliatissimo perché ingiusto (e non professionale).
Mai mai mai dare un brutto voto della materia per un comportamento sbagliato.
Il voto (visto che dobbiamo usarlo) deve servire a dare la misura del livello di competenze e conoscenze che un alunno ha raggiunto nella materia. Che senso può mai avere il dare 4 di matematica a un alunno per punirlo del fatto che si è comportato male? E aggiungo: i colleghi dell’insegnante che usa il voto per punire dovrebbero intervenire e combattere in consiglio di classe questa pratica assurda. Recentemente una mamma mi ha scritto per chiedere che cosa pensavo del fatto che la maestra di suo figlio ha l’abitudine di dare 4 a tutti se fanno confusione! Se proprio si vuole usare il voto per far capire a un ragazzo che se parla poi può prendere 4 perché non ha capito, lo si può interrogare, si può dimostrargli che il voto che meriterebbe sarebbe 4, ma poi quel 4 frutto di rabbia non si deve mettere, perché gli alunni devono essere valutati nelle migliori condizioni, e non interrogati per vendetta, con la speranza di dare un 4.

Punizione 2. Nota disciplinare individuale indirizzata alla famiglia.

Perfettamente inutile, per vari motivi:
– se i genitori non hanno insegnato all’alunno a comportarsi bene, probabilmente non condivideranno quello che avete scritto (e molto probabilmente non guarderanno neanche il registro elettronico o il diario). Quindi scrivete la nota per nulla o –peggio- per rendere più difficili i rapporti con le famiglie (che spesso sono tesi o del tutto assenti). Conseguenza pratica: il valore delle note agli occhi di quell’alunno (ma anche degli altri, che vedono che non ottenete nulla con le note)  scivolerà rapidamente a zero.

– se i genitori hanno insegnato all’alunno che devono comportarsi bene, ma evidentemente non sono riusciti a ottenere quello che volevano:

  1. potranno venire a scuola a chiedervi “che cosa posso farci io? L’ho già punito, ma non serve a nulla!”
    Ed in effetti, se ci pensate bene, quanto senso ha sgridarli o punirli a casa per qualcosa che è stato fatto a scuola? Per i bambini piccoli assolutamente nessuno, o addirittura può provocare dei danni. Che senso ha chiedere ai genitori di punirli nelle uniche due o tre ore in cui, tornati a casa da tutta una giornata di lavoro (a volte lontano da casa) possono stare con loro? È giusto che passino quelle due o tre ore a rimproverarli? E se hanno tentano di educarli bene e non ci sono riusciti, a che cosa serve la nota? Pensate che con la nota ci riusciranno, come per magia?
  2. potranno punire il bambino o il ragazzo in molti modi, che sono sbagliati o eccessivi: picchiarlo (io e i miei colleghi ci siamo trovati spesso a evitare di scrivere le note perché sapevamo che questo avrebbe significato botte da orbi); lasciarlo senza cellulare, senza uscire, senza calcio, senza televisione, senza computer, senza gita scolastica, senza festa di compleanno (e questo serve solo a fargli odiare l’insegnante e la scuola, e a volte lo porta a fare a meno di tutto, senza modificare il suo atteggiamento).
  3. potranno insultarlo o farlo stare male con frasi come “sei un delinquente!”, “mi vergogno di essere tuo padre!”; oppure non rivolgergli la parola, anche per dei giorni, ecc. Queste punizioni non giovano al nostro rapporto né con l’alunno né con i genitori. Magari, se fossero utili, potremmo lavorare su quel rapporto. Ma non lo sono:  servono solo a umiliare il bambino o il ragazzo, a distruggere la sua autostima, o a cristallizzarlo nel suo ruolo negativo.

Punizione 3. Nota disciplinare individuale sul registro di classe.

Perfettamente inutile.
L’alunno che si comporta male lo fa per uno di questi motivi:

  1. ha dei problemi comportamentali che sono indipendenti dalla sua volontà, perché sono spesso patologici, anche se non sempre diagnosticati: per esempio è iperattivo o è affetto da un disturbo oppositivo provocatorio. Lo puniamo per questo?
  2. ha dei problemi comportamentali che derivano da situazioni difficili che ha vissuto o vive: genitori che litigano, che si picchiano o che picchiano lui; genitori che lo hanno abbandonato o lo trascurano; problemi economici o di altra natura che lo portano a provare rabbia, che reprime e poi lascia andare quando non ce la fa più.
    I bambini e i ragazzi che si comportano male sono ragazzi che hanno sofferto o che soffrono. Chi non ha problemi e vive una vita serena, in un ambiente sereno, senza particolari problemi si comporta bene. Vogliamo mettere una nota a un bambino o a un ragazzo che si comporta male perché sta male? Pensiamo che a quell’età dovrebbe sapere controllare la sua rabbia, la sua malattia, il suo dolore, quando non ci riescono molti adulti?
  3. è maleducato perché è stato educato male: i genitori non gli hanno dato regole, lo hanno iperprotetto, gli hanno fatto pensare che tutto gli è dovuto, che deve fare quello che vuole perché è un suo diritto; non gli hanno insegnato il rispetto delle regole. Dobbiamo punire lui perché è stato educato male? Bisognerebbe mettere la nota disciplinare ai genitori per “mancata o carente educazione”, ma non si può.
  4. si comporta male, disturba solo durante le ore di certi insegnanti: se è un alunno difficile e un certo insegnante non sa gestirlo è colpa sua? se è un alunno che si lascia trascinare dagli altri quando l’insegnante commette errori come quello di fare lezione senza essere capace di coinvolgere gli alunni, o lascia tempi morti durante i quali si crea confusione, l’insegnante deve punire l’alunno o riflettere sui motivi per cui quell’alunno si comporta bene con altri  colleghi? In generale,  dobbiamo punire l’alunno per l’incapacità di un insegnante?

Naturalmente, la famiglia deve essere avvertita del fatto che il comportamento del bambino o del ragazzo è un problema, ma questo deve avvenire solo periodicamente, attraverso il registro o attraverso un colloquio individuale. La nota scritta non deve essere un’arma da sbandierare al ragazzo, ma la messa agli atti di un comportamento sanzionabile che può – se ripetuto- comportare un voto di comportamento basso o addirittura insufficiente.

Le note sul registro devono essere messe solo in casi eccezionali.

Da questo punto di vista, credo che chi mette note perché “l’alunno non porta il materiale”, “L’alunno chiacchiera”, “l’alunno non sta attento” o simili, non si rende conto che in realtà sta dando la nota alla famiglia o a se stesso.

Punizione 4. Nota disciplinare a tutta la classe sul registro di classe.

Sbagliatissimo perché ingiusto (e non professionale). E oltretutto è anche inutile.
Se l’insegnante non riesce mai a tenere la disciplina, se permette a uno o a più alunni di ridere, di alzarsi, di urlare, ecc. la responsabilità è dell’insegnante, che evidentemente non riesce a essere autorevole. Naturalmente, faccio questa affermazione perché – salvo un piccolo numero di persone che non dovrebbero essere insegnanti, sono convinta che si possa imparare. Altrimenti non scriverei né libri né articoli.
Una nota collettiva suona, inoltre, come “tutti colpevoli = nessun colpevole”, o anche come “mal comune, mezzo gaudio” e infine come “Niente. È una nota che ha dato a tutti, ma io non avevo fatto nulla”.  Ed è anche profondamente ingiusta, perché, per quanto una classe possa essere difficile, non è possibile che tutti ma proprio tutti gli alunni si comportino male contemporaneamente. Dunque, quando un insegnante dà una nota a tutta la classe, colpisce ingiustamente e in modo diseducativo, almeno un alunno (e più spesso, almeno metà della classe).
Una nota disciplinare data a tutta la classe, per esempio “La classe non mi permette di fare lezione”, o “Gli alunni urlano all’insegnante di andarsene a casa” o simili, scritta sul registro serve solo a certificare l’ incapacità dell’insegnante di gestire la classe. Assolutamente da evitare.

Per questo punto rimando anche all’articolo che ho già scritto.

Punizione 5.  Rimprovero orale.

Utile, ma  solo se non è frequente,  offensivo, lungo, umiliante, ripetitivo. Il rimprovero utile deve essere breve, e deve avere agli occhi di tutti un valore educativo. Non deve essere fatto urlando, con rabbia o con insofferenza. Spesso è opportuno rimproverare l’alunno fuori all’aula, a tu per tu.

Caso 2: Il ragazzo, o tutta la classe, non studia o lo fa in modo irregolare.

Punizione 6. Brutto voto (vedi anche Punizione 1, sopra).

Se un insegnante sceglie di dare un brutto voto a un alunno senza interrogarlo, nella mia esperienza, non ottiene di farlo studiare, ma di fargli dire “E chissenefrega? Mi è andata bene”. Un voto dato senza interrogare (per esempio un 2, o un 4) è in sostanza un voto alla preparazione, che avrebbe dovuto essere dato –semmai-  al comportamento. E questo non è giusto (vedi sopra).
Credo che l’alunno debba essere interrogato comunque, perché faccia esperienza diretta (e anche imbarazzante) del concetto “Se non studi non sei preparato e prendi un voto negativo”. Tra l’altro, l’insegnant potrebbe scoprire che in realtà l’alunno è stato attento in classe e il suo voto (anche se non ha studiato) sarà 5 o addirittura 6. Bisogna dire anche che se gli alunni non studiano ci si deve interrogare approfonditamente sui motivi per i quali uno o più alunni, o addirittura tutti gli alunni non studiano. Che possa essere conseguenza del fatto che vivono problemi familiari o educativi? Di disturbi dell’apprendimento non ancora diagnosticati? Di errori nostri come insegnanti? E questo è un altro discorso.

Punizione 7.  Rimprovero orale.

Utile, ma  solo se non è frequente,  offensivo, lungo, umiliante, ripetitivo. Il rimprovero utile deve essere breve, e deve avere agli occhi di tutti un valore educativo. Non deve essere fatto urlando, con rabbia o con insofferenza. Spesso è opportuno rimproverare l’alunno fuori all’aula, a tu per tu.

Voglio rispondere alle obiezioni che sicuramente qualcuno si preoccuperà di muovermi:
“Ma allora non bisogna punire nessuno?” O, in altre parole: “Bisogna perdonare tutto e tutti?” Dobbiamo lasciare passare tutto? ” “Bisogna essere buonisti”?
No, assolutamente no. Ma la punizione deve essere la soluzione estrema, e deve sempre avere una funzione educativa.
E ci saranno altri che diranno “La punizione non è mai educativa!”.
Spiegherò l’idea che mi sono fatta in più di trent’anni di prove e riflessioni.
Al prossimo articolo!

 Continua, con la descrizione di come mi sono comportata, di quali risultati  ho ottenuto (o che non ho ottenuto) . Il discorso è lungo.

 

 

Condividi: