Propaganda politica scorretta 1: “togliere i Crocifissi nelle aule è un attentato alle nostre radici!”

Idee e riflessioni
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Quello che sta accadendo da quando la propaganda politica si fa sui social, attraverso dirette Facebook, e sui media, che riprendono le dirette Facebook, è una vergogna.

Il ministro dell’Istruzione Fioramonti, rispondendo alla precisa domanda del conduttore “Senta, ma il Crocifisso a scuola?”, ha detto che il crocifisso non era una priorità, vista la situazione di degrado in cui versano molti edifici scolastici, e ha aggiunto  “”Credo in una scuola laica, e ritengo che le scuole debbano essere laiche e permettere a tutte le culture di esprimersi, senza esporre un simbolo in particolare”. 

Tanto per chiarire: qual è il problema, scusate?  
Era un annuncio sulla sua intenzione di staccare i crocifissi? No. 
Ha semplicemente risposto a una delle domande del giornalista (e qui accuso esplicitamente certi giornalisti, che invece di chiarire confondono, sollecitando lo scontro per avere lettori o audience, e hanno parecchie responsabilità riguardo al clima di odio in cui viviamo).

Il Ministro Fioramonti ha detto cose non vere? Assolutamente no:
la scuola è laica, ed è uguale per tutti: e gli alunni, di tutte le provenienze geografiche, atei o di tutte le religioni hanno gli stessi diritti. La Scuola italiana è di tutti, ma proprio tutti, anche degli stranieri. È un concetto costituzionale, espresso nell’articolo 3.  Quindi non vedo che cosa ci sia da dibattere sui crocifissi. Semmai, chi non è d’accordo e trova che dovrebbero esserci crocifissi nelle scuole dovrebbe prendersela con la Costituzione, perché il Crocifisso nelle scuole è contro la Costituzione, non contro la religione o la patria Italia (alla quale – tra l’altro – non mi sembra che gli italiani siano poi così attaccati). E la Chiesa cattolica dovrebbe essere in primissima fila nel volere che tutti vengano accolti e aiutati (almeno se credono nell’insegnamento di amore di  Gesù Cristo, che a volte mostrano di non condividere).

Invece leggo sui media un proliferare di titoli e di dichiarazioni: 
“la Chiesa contro il ministro Fioramonti che vorrebbe togliere il crocifisso dalle classi”, Il Ministro dell’Istruzione Fioramonti contrario al crocifisso nelle aule!”, “Tutti contro Fioramonti. Giù le mani dal crocifisso”. “Salvini: Stanno litigando sul Crocifisso!!! …Questo Ministro ha detto “Non mi piacciono i crocifissi nelle scuole… Roba da matti” (ascoltate l’intervista del ministro: ha detto così?). 

Insomma, un vergognoso vespaio, sollecitato – lo ripeto – da certi titoli e da certi politici. I giornalisti (certi) pongono le domande apposta per far dire agli intervistati qualcosa che susciterà il vespaio, e i politici (certi) rilanciano le risposte modificandole anche completamente. E noi lì che ci caschiamo.

Ma non è ora che ci ribelliamo a questi giochetti che ci fanno vivere nell’ansia e nello sconforto?

Come ogni cosa, anche il Crocifisso diventa mezzo per la lotta politica. Ci sono partiti che si fondano su idee cattoliche e soprattutto su un elettorato cattolico, che non vogliono e non possono scontentare, e partiti che si fondano su idee laiche, che invece ritengono che siano altri i Valori (e i problemi!) da tenere presenti, nelle scuole e nella società. E molti di quei valori sono-in realtà- concetti che fanno parte della concezione cattolica della vita: ama il prossimo tuo come te stesso (accogli, salva), non dire falsa testimonianza (che oggi potrebbe essere anche Non mentire in Parlamento o sui social per guadagnare voti). O anche “Non potete servire Dio e la ricchezza» E soprattutto “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” riferendosi a tutti i bisognosi, nessuno escluso, grandi e piccini e di tutte le provenienze e religioni.

Chi fa del Crocifisso nelle classi una questione di vita o di morte (come se fosse un problema importantissimo in Italia) dice che “Il Crocifisso è un simbolo culturale, non solo religioso!” “Il crocifisso è la nostra essenza!” “Rappresenta la nostra cultura!”. Per la gente è un simbolo importante!”, “Non ha mai fatto male a nessuno!”. 

Questo significa arrampicarsi sui vetri. Se guardiamo al comportamento di tanti italiani, direi che certo non è la religione quella che ispira la loro vita. La stragrande maggioranza dei ragazzi non vedono nemmeno il crocifisso. Non lo guardano. Non sanno nemmeno se c’è o se non c’è. E – attenzione- non lo fanno per mancanza di rispetto. Proprio non lo vedono. Molti non vanno nemmeno in Chiesa.
Non è mettendo il Crocifisso che i ragazzi si avvicinano alla religione. Non è togliendo il Crocifisso che si allontanano dalla religione. E non si migliora o si peggiora la scuola in base a un Crocifisso. 

Il Crocifisso è senz’altro un simbolo religioso. Se ammettessimo che non lo è, al muro ci sarebbero due listelli di legno incrociati con una figura di plastica, comperati in un negozio.
C’è sempre stato, è vero, ma oggi la situazione è cambiata: il suo posto, in una società multietnica non è più nelle aule, ma nelle Chiese, nelle case (in casa mia c’è), negli oratori, nelle scuole religiose, negli istituti scolastici gestiti da religiosi, nelle strutture sanitarie religiose, e soprattutto, nei cuori dei credenti.

Allora, la mia idea è questa: niente crocifisso nelle scuole perché la scuola è laica. Se proprio dobbiamo mettere qualcosa al muro, per la nostra cultura, mettiamo l’articolo 3 della Costituzione, che dice, in sintesi, che la legge è uguale per tutti: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di lingua, di religione, ecc.

Chi crede nel Dio cattolico dovrebbe riflettere, e pensare che certo non è litigando, insultando sul “Crocifisso sì! Crocifisso no!” si applicano i valori cattolici.
E credo che Gesù, il Gesù del Crocifisso, si stia mettendo le mani nei capelli guardando quello che accade.

O magari stia pensando che è arrivato il momento di tornare sulla Terra.

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