Giornata della memoria: riflessioni tristi e materiale per la Scuola.

Idee e riflessioni
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Credo che mai come quest’anno sia importante che in tutte le Scuole e in tutte le case si pensi intensamente a quello che è accaduto nei campi di sterminio e in tutti i luoghi della terra e in tutti i tempi in cui degli esseri umani sono stati trattati come animali. Compreso il momento attuale.
Chi ha la mia età non ha vissuto la Seconda Guerra mondiale, ma è stato informato direttamente dai suoi genitori su quello che è accaduto in Italia in quegli anni. O ha avuto parenti mandati nei campi di concentramento o nei campi di sterminio. O ha conosciuto dei sopravvissuti. O i genitori di chi non è più tornato.
Chi ha la mia età ha avuto maestri e maestre che erano cresciuti nella scuola fascista: molti di noi hanno marciato tutti in fila per spostarsi all’interno della scuola elementare che frequentavamo.
Chi ha la mia età sa quanto siamo stati attenti noi, ragazzi e giovani a non cadere di nuovo nel fascismo. Sa che effetto facevano le uniformi, i grembiuli tutti uguali, l’autoritarismo. E abbiamo vissuto il Sessantotto pensando di allontanarci sempre di più dalle idee fasciste e autoritarie, per non ritrovarci a vivere la guerra e la dittatura come i nostri genitori e i nostri nonni.
E chi ha la mia età si è trovato a sentir dire che la colpa di tutto è stata del Sessantotto. O a sentire dire che il Sessantotto e il Terrorismo nero e rosso erano la stessa cosa. E questo è stato il primo segnale che c’era già qualcuno che voleva il ritorno a un autoritarismo politico ed economico, e stava tentando di riprendere il potere politico per sostenere il potere economico. E che lo faceva nel modo in cui tutti prendono il potere subdolamente o con la forza: incolpando qualcuno da additare all’odio della gente. I comunisti per il Fascismo, gli Ebrei per il Nazismo. Il Sessantotto e i comunisti, in questo caso. La Sinistra oggi. E chiama “buonismo” il senso di Umanità, o il credere che debba esistere una giustizia sociale.
Chi ha la mia età ha visto nascere le tv commerciali, i programmi spazzatura, la commercializzazione di qualsiasi cosa o idea che potesse rendere la gente schiava del consumo sfrenato. Ha visto i centri commerciali diventare i luoghi nei quali trascorrere le domeniche con i bambini. Ha visto la distruzione della Scuola pubblica ad opera di chi non voleva che i ragazzi studiassero davvero, e che i figli dei poveri potessero fare concorrenza ai figli dei ricchi.
Chi ha la mia età ha visto il degrado della società dal punto di vista culturale e umano. Ha visto crescere l’odio sparso a tutti i livelli. Ha assistito a scene vergognose durante le sedute in Parlamento: pugni, lanci di oggetti calci, gente che sventolava cartelli con insulti, che mangiava la mortadella per disprezzo, che urlava. Ha visto il trionfo dell’ignoranza e della mediocrità. Ha visto la campagna elettorale diventare perenne, violenta, vergognosa. Ha visto diffondersi l’uso del computer e poi di internet e poi dei social. E chi ha la mia età ha visto anche l’aria diventare irrespirabile, sia nelle città che nel ciberspazio.
E ha visto l’odio trasformarsi in violenza ed entrare dappertutto: nelle case, nelle scuole, per la strada, nei luoghi di lavoro, nei media, nei social. Odio, ignoranza, presunzione che hanno le loro radici affondate in quello che è accaduto nel Dopoguerra. E come in un cerchio che si chiude, siamo tornati al clima dell’anteguerra, con tutto quello che sappiamo (ma solo se abbiamo studiato la Storia) che è accaduto. E sta accadendo proprio quello che fecero Hitler e Mussolini e che fanno tutti i dittatori per prendere il potere: far credere agli scontenti che tutti i problemi spariranno, perché ci penserà lui a salvarli, l'”Uomo forte”. Ed è pericolosissimo, perché i molti che non pensano abbastanza, che non conoscono la Storia, cadono nella trappola del cacciatore che li cattura promettendo loro di liberarli. Sono dentro alla rete e credono di essere fuori, e, come robot programmati, urlano insulti contro chi è stato additato loro come “il nemico”. E urlano insulti contro chi li avverte del pericolo.
Quando la gente (la gente comune, perché i potenti lo sapevano tutti) seppe quello che era accaduto dentro ai campi di sterminio, molti piansero e urlarono “No, non lo sapevamo! Come potevano immaginare?!”.
Ecco, chi ha la mia età può dirvi che oggi si può immaginare benissimo quello che può accadere, perché – a ben guardare- sta già avvenendo. Di nuovo.
E se fra quelli che leggono queste mie parole tristi e sconfortate c’è chi continua a non vedere, io dico
“Sono contenta che siate ancora liberi di parlare” e aggiungo:
“Quando poi finalmente lo vedrete, non dite che non eravate stati avvisati”.


Dopo il loro arrivo, le forze alleate obbligarono i civili che vivevano nei dintorni dei lager a visitarli e prendere coscienza degli orrori che vi erano stati commessi. Nell’immagine, civili tedeschi costretti a passare accanto ai cadaveri di 30 donne ebree, a Volary, nei Sudeti. ” (focus.it)
E molti piansero disperati perché dissero che “non potevano immaginare”.

Eccoci arrivati di nuovo al Giorno della Memoria.

Ogni sterminio è una vergogna per tutta l’Umanità.

Il passato feroce può ritornare. Non dimenticatelo.

Materiali per la Scuola, per la GIORNATA DELLA MEMORIA.

Le parole che seguono non sono mie. Sono parole di chi ha vissuto la Shoah, direttamente o indirettamente. Leggetele ai ragazzi, perché non dimentichino. Leggetele oggi, che è la giornata della memoria. Ma anche in un giorno qualsiasi dell’anno. E ricordiamo loro che tutti i genocidi, di tutti i colori – fascisti, nazisti, comunisti, o di altra origine – sono una barbarie da non dimenticare.

“Sorgono allora delle domande: perché dobbiamo ricordare? E che cosa bisogna ricordare?

Bisogna ricordare il Male nelle sue estreme efferatezze e conoscerlo bene anche quando si presenta in forme apparentemente innocue: quando si pensa che uno straniero, o un diverso da noi, e’ un Nemico si pongono le premesse di una catena al cui termine, scrive Levi, c’e’ il Lager, il campo di sterminio.” Vittorio Foa

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“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.”
Rev. Martin Niemoller

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“… sentii gridare e vidi Bruna correre verso la rete ad alta tensione. Dall’altra parte il figlio stava a guardarla.

Vieni dalla tua mamma! – gridava Bruna con le braccia tese. – Vieni dalla tua mamma, Pinin! Corri!Il ragazzo ebbe un attimo di esitazione. Ma la madre seguitò a chiamarlo, e allora si precipitò verso la rete invocando: “Mamma! Mamma!”. Raggiunse i fili, e nell’istante in cui le piccole braccia si saldavano a quelle della madre, ci fu uno scoppiettio di fiamme violette, un ronzio si propagò sui fili violentemente urtati, infine si sparse intorno un acre odor di bruciato…Prima di allontanarmi mi voltai: Bruna e Pinin erano ancora là strettamente abbracciati e la testa della madre posava su quella del figlio come volesse proteggerne il sonno.”

Liana Millu Il fumo di Birkenau , Firenze, Giuntina, 1995

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Elie Wiesel, La notte

Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.

Mai dimenticherò quel fumo.Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.Mai dimenticherò quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede.Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, ed i miei sogni, che presero il volto del deserto.Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.”

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Mercoledì 8 luglio 1942

Nasconderci! dove dovremmo nasconderci, in città, in campagna, in una casa, in una capanna, quando, come, dove…? Erano problemi ch’io non dovevo pormi, e che tuttavia continuamente riaffioravano. Margot e io cominciammo a stipare l’indispensabile in una borsa da scuola. La prima cosa che ci ficcai dentro fu questo diario, poi arricciacapelli, fazzoletti, libri scolastici, un pettine, vecchie lettere; pensavo che bisognava nascondersi e cacciare nella borsa le cose più assurde. Ma non me ne rammarico, ci tengo di più ai ricordi che ai vestiti.

Venerdì 24 dicembre 1943

Cara Kitty,

quando viene qualcuno di fuori, col vento negli abiti e il freddo nel viso, vorrei ficcare la testa sotto le coperte per non pensare : ” Quando ci sarà di nuovo concesso di respirare un po’ d’aria fresca?” […]Credimi, quando sei stata rinchiusa per un anno e mezzo, ti capitano dei giorni in cui non ne puoi più.Sarò forse ingiusta e ingrata, ma i sentimenti non si possono reprimere .Vorrei andare in bicicletta, ballare, fischiettare, guardare il mondo, sentirmi giovane, sapere che sono libera, eppure non devo farlo notare perché, pensa un po’, se tutti e otto ci mettessimo a lagnarci e a far la faccia scontenta, dove andremo a finire ? A volte mi domando : ” Che non ci sia nessuno capace di comprendere che, ebrea o non ebrea, io sono soltanto una ragazzina con un gran bisogno di divertirmi e di stare allegra ?

“È molto strano che io non abbia abbandonato tutti i miei sogni perché sembrano assurdi e irrealizzabili. Invece me li tengo stretti, nonostante tutto, perché credo tuttora alla bontà dell’uomo. Anne Frank”. Dal “Diario di Anna Frank”.

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“Alla radio scrivo un giorno una lettera per partecipare a un gioco, forse un concorso. Sono ancora nel cerchio di mia madre e così corro a fargliela leggere, prima d’imbucare il foglietto nitido dove ho sforzato la scrittura al meglio.

“Cara radio” comuncia la letterina, sono una bambina ebrea…”. Mia madre legge e con grande gesto come di teatro comincia a strappare il foglio scritto in pezzi sempre più piccoli. La guardo sbalordita: che grande errore ci può mai essere? E anche se c’è da correggere, perché questo insolito rompere tutto? Dispetti così la mamma non li aveva mai fatti. Mamma non sembra arrabbiata, anzi, è quasi allegra e butta i pezzetti del mio lavoro come se fossero coriandoli di carnevale. La guardo irosa e offesa. Anche mamma mi guarda, ma con una specie di ilare indulgenza: “Non sei una bambina ebrea, hai capito? Hai capito? Sei una bambina e basta”. Da “Una bambina e basta” di Lia Levi

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L’arrivo al campo.

“Sono stato arrestato a Roma con la mia famiglia. La notte del 17 maggio del ’44 ci misero in 64 in un vagone. Fu un viaggio allucinante, tutti piangevano, i lamenti dei bambini si sentivano da fuori, ma nelle stazioni nessuno poteva intervenire, sarebbe bastato uno sguardo di pietà. Le SS sorvegliavano il convoglio. Viaggiavamo nei nostri escrementi: Fossoli, Monaco di Baviera, Birkenau-Auschwitz I. arrivammo dentro il campo di concentramento, dalle fessure vedevamo le SS con i bastoni e i cani. Scendemmo, ci picchiarono, ci divisero. Formammo due file, andai alla ricerca dei miei fratellini, di mia madre, noi non capivamo, lei sì: mi benedì ala maniera ebraica, mi abbracciò e disse “andate”. Non l’ho più rivista. Mio padre, intanto, andava verso la camera a gas con mio nonno. Si girava, mi guardava, salutava, alzava il braccio. Noi arrivammo alla “sauna”, ci spogliarono, ci tagliarono anche i capelli. E ci diedero un numero di matricola. “Dove sono i miei genitori?”, chiesi a un altro sventurato. E lui rispose: “Vedi quel fumo del camino? Sono già usciti da lì”.

Testimonianza di Piero Terracina, deportato ad Auschwitz. Liberato il 27 gennaio 1945.

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“…Viene quindi requisito uno spazzolino da denti, un servizio di posate comprendente 38 posate , n° 15 bicchieri di cristallo, una radio, una bambola con testa ed arti in porcellana, un cavallo a dondolo in legno, un trenino di ferro (una locomotiva, 4 vagoncini e relativi binari) una bandiera con stemma sabaudo…” Da un documento.

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