Gli insegnanti che accompagnano i ragazzi in gita sanno già di che cosa parlo. Risulta chiarissimo che sono le mamme a preparare la valigia (e di solito i ragazzi non sanno neppure che cosa troveranno aprendola), e alcune esagerano davvero mettendo tutto quello che può servire per stare lontani da casa per un mese.
Mi rivolgo a tutte le mamme e dico che la gita scolastica è una buona occasione per insegnare ai figli a preparare da soli la loro valigia. E suggerisco di controllare bene che cosa i figli mettono in valigia dopo che voi l’avete chiusa. Controllate che non portino via sigarette, sostanze proibite se sono più grandi, e bottiglie di birra o di vodka: capita, e sappiate che gli insegnanti non possono frugare nelle valigie o negli zaini degli alunni. Voi sì. E sappiate che ogni tanto c’è qualcuno che finisce all’ospedale perché va in coma etilico.
Colgo l’occasione per dire: non telefonate agli insegnanti se non si tratta di emergenze vere. Insegnate ai ragazzi che se hanno dei problemi non devono telefonare a voi, che telefonate alla segretaria, che telefona all’insegnante in gita per informarlo del problema. Gli alunni devono rivolgersi sempre agli insegnanti, che sono lì per loro. Insegnate ai vostri figli che se vedono che un compagno fa qualcosa di strano, che fa del male o che bullizza un compagno, e soprattutto che fa qualcosa di proibito, devono assolutamente avvertire gli insegnanti: spiegate bene che questo non è “fare la spia” e che devono farlo anche se i compagni non vogliono. Sappiamo tutti che ci sono situazioni che finiscono male perché i ragazzi vedono e tacciono. Gli insegnanti non sono nelle camere con gli alunni.
Mi rivolgo adesso alle mamme che esagerano nel riempire la valigia e mi permetto di dare qualche suggerimento.
Tenete presente questi punti:
- Normalmente i ragazzi sanno dove andranno in gita e quindi non serve portare indumenti e scarpe per tutte le destinazioni: se vanno in città non servono gli scarponi da trekking, se vanno in una località di mare ad aprile il berretto e i calzettoni di lana lasciateli a casa, ecc.
- Normalmente, quando si paga per una gita, si viene informati su quali spese non sono comprese (qualche entrata a un museo, due pasti, ecc.). Si può calcolare quanti soldi servono per gli extra, compresa la bottiglietta di acqua di lavanda per la nonna: non è il caso di dare al figlio cento euro in tasca perché “non si sa mai”. Ma “non si sa mai” che cosa? Ci sono gli insegnanti, in caso di difficoltà, e non bisogna insegnare loro a sperperare.
- Se vostro figlio “non dorme se non ha il suo cuscino preferito”, credetemi, lasciare che lo porti via è assurdo. Se non può dormire senza quel preciso cuscino non lo mandate in gita. E preoccupatevi.
- Ogni gita prevede anche i pasti: no, non è giusto fornirlo di cibo di emergenza perché “mangia solo poche cose e se non gli piace quello che danno in albergo poi soffre la fame”. Non gli piace? Non mangia? Bene! Deve imparare a mangiare quello che c’è. Se ha fame fra i pasti imparerà ad aspettare l’ora di pranzo o di cena.
- Bere fa bene, ma riempire la valigia di acqua è esagerato: non va nel deserto.
- La gita non è una festicciola: niente patatine, barrette di cioccolato, niente maxi tubi di Pringles, niente pacchi di biscotti, niente aranciata e Coca-cola, niente bustone di caramelle, niente noccioline e altri generi di conforto da distribuire. Il cibo spazzatura e le bibite gassate fanno male.
- Non ha senso mettere in valigia 6 magliette e 3 camicie per tre giorni: sono 3 al giorno! 8 paia di mutande, 5 canottiere, 7 paia di pantaloni: sono troppi! Saponetta, asciugamano di scorta, scarpe di ricambio, ombrello anche se è previsto sole. E soprattutto le ragazze: 5 paia di scarpe, una bottiglia di shampoo da 250 ml per tre giorni, profumo, creme, arricciacapelli, piastra, ferro da stiro da viaggio, kit per le unghie comprensivo di smalto e acetone, piega ciglia. E se approvate questa mentalità tipicamente italiana, quale visione della donna state dando alle vostre figlie?
Mi rivolgo anche alle mamme che non mettono in valigia neanche il necessario.
- Se c’è freddo non mettete solo magliette a maniche corte. In gita si sta in giro tutto il giorno: perché fare morire di freddo i vostri figli? Mettete in valigia anche un maglione, un berretto, una sciarpa, delle scarpe adatte al tipo di gita. Se è prevista pioggia (informatevi) dategli un ombrello o una giacca impermeabile con cappuccio; se è previsto sole, un berretto di cotone, maniche corte, pantaloni leggeri. Di ogni cosa ci vuole un ricambio, perché si possono sporcare e, se sudano, puzzano e si trovano a disagio.
- Date loro i soldi previsti per le spese extra, perché non si trovino a elemosinare a destra e a sinistra.
A tutti i genitori: se proprio non potete fare a meno di lasciar portare loro il cellulare perché sono già dipendenti, non telefonate loro tutti i minuti (“Dove sei?”, “Che cosa fate”, “Com’è il tempo? Hai freddo? Hai caldo? Hai mangiato?” “Come ti stai comportando?”). La gita è l’occasione per stare lontani da voi e cavarsela da soli. Le vostre telefonate li rendono psicologicamente dipendenti.
Raccomandate loro di non usare il cellulare. Vedere dei ragazzi che a ogni occasione, in ogni momento di attesa si mettono a giocare, o camminano con le cuffie ascoltando musica non è bello. La gita si chiama “viaggio di istruzione”: si parla, si socializza, si guarda in giro, si osserva. Altrimenti potevano stare a casa.
Raccomandate ai vostri figli di stare attenti quando la guida o l’insegnante spiegano (altrimenti, perché sono andati alla gita di istruzione?); dite loro che devono ubbidire (parola da tirare fuori dalla soffitta) agli insegnanti; che è importante che l’autista sia concentrato e quindi che devono evitare di urlare; se viaggiano in treno o in traghetto devono rispettare gli altri passeggeri , e non parlare a voce alta, non sporcare, non disturbare. E lo stesso vale per le passeggiate in città. Se visitano un museo raccomandate loro il silenzio, e spiegate che non si tocca nulla, e che se danneggiano qualcosa voi dovrete pagare.
Ogni volta che potete, portate i vostri figli in giro e approfittate di ogni occasione (fin da piccoli) per educarli a viaggiare e a visitare città, mostre e musei. Siete voi genitori che per primi dovete insegnare il rispetto (per le persone, per le cose e per i luoghi).
Gli insegnanti non possono fare tutto. Loro ne hanno più di venticinque. Voi ne avete uno o due.
Naturalmente, ci sono tanti viaggi di istruzione in cui tutto funziona bene e tutti i ragazzi hanno un comportamento impeccabile. Ma ai genitori di quei ragazzi non ho nulla da suggerire.