Foto di copertina : Liceo Artistico Statale “Giacomo e Pio Manzù” Bergamo
Ho ricevuto una lettera da un’insegnante che mi chiede consiglio su come gestire un alunno particolarmente difficile.
Vi trascrivo la lettera e vi chiedo (in attesa della mia risposta) di provare a domandarvi voi come fareste.
Lo chiedo ai genitori che pensano che gli insegnanti facciano un lavoro di tutto riposo, e lo chiedo a quelli che distribuiscono alla Scuola e a noi insegnanti le colpe delle carenze della Scuola italiana (mi riferisco a politici e a psichiatri e altri specialisti che non sono mai stati insegnanti e non sanno che cosa c’è in una classe, né facile né difficile).
Per i non addetti ai lavori spiego il termine BES, che troverete nella lettera. Due approfindimenti anche in fondo a questo articolo.*
BES significa BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI e, per semplicità, si chiamano “alunni BES” gli alunni ai quali si riconoscono particolari difficoltà. Il Ministero dell’Istruzione nel 2012 ha emanato una direttiva (che troverete in fondo all’articolo insieme ad altro materiale utile), che può essere riassunta in questa frase:
“… ogni alunno, in continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta”.
In estrema sintesi, vorrei dare un’idea di quali bambini e i ragazzi possono essere considerati alunni con bisogni educativi speciali. Vi prego di leggere con attenzione, immaginandone un buon numero in ogni classe, magari seduti nel banco con il vostro bambino tranquillo e sereno. E vi prego anche di immaginare questi bambini e ragazzi, quando leggerete la lettera e la mia risposta.
Ecco qualche esempio:
ragazzi lasciati tutto il giorno soli, spesso per strada insieme ad altri ragazzi sbandati; bambini che assistono a liti furibonde fra i genitori; figli di genitori alcolisti; bambini che subiscono violenze psicologiche, ma anche sessuali; ragazzi che hanno delle disabilità, bambini con disturbi specifici dell’apprendimento, bambini depressi, ragazzi con fobie scolari, ragazzi vittime di bulli e anche ragazzi diventati bulli; ragazzi sballottati da una casa all’altra perché né il padre né la madre li vogliono; bambini orfani, affidati ai nonni; bambini iperattivi, con difficoltà di attenzione e di autocontrollo; ragazzi cresciuti nella violenza, abituati a essere picchiati a sangue; ragazzi che vivono in ambienti degradati, abituati dai genitori a rubare, a spacciare o a picchiare, ragazzi che vivono nella miseria, in casa malsane dove i pidocchi e i topi sono di casa, e potrei continuare. Ma mi fermo.
Riuscite a immaginare che cosa significhi per l’insegnante provare a inserire questi bambini e ragazzi BES (come richiede il Ministero, che pretende ma non dà) in modo che sappiano vivere con gli altri bambini o ragazzi, che trovino la serenità, che imparino che esiste un’altra realtà, diversa da quella violenta e magari disonesta in cui vivono, che esiste il rispetto, l’amore, la solidarietà ed ci sono ambienti con relazioni molto diverse da quelle che conoscono. E tutto questo senza risorse e magari con le proteste e le accuse dei genitori dei bambini più fortunati che pretenderebbero che cancellassimo i ragazzi BES come se fossero disegni venuto male?
Ecco la lettera:
Gentilissima professoressa,
sono una collega di Arte Immagine della scuola secondaria di primo grado della provincia di Napoli.
Ho avuto modo di leggere il suo libro “l’arte di insegnare” e l’ho trovato molto interessante, soprattutto perché mostra in fondo una grande passione per questo fantastico lavoro.. passione che condivido in pieno e che ho scoperto da pochissimo (infatti sono entrata di ruolo da concorso nel 2015 venendo dal mondo della libera professione).
Il mio anno di prova è stato veramente una “dura prova” poiché mi sono occupata di un laboratorio artistico per alunni con BES (circa una cinquantina) difficilissimi. All’inizio diffidenti e oppositivi hanno imparato a fidarsi e insieme abbiamo fatto progressi meravigliosi..e l’arte (pittura, murales, giochi di ruolo etc. ) è stata uno strumento fantastico.
L’anno successivo in un’altra scuola mi sono occupata sempre di laboratori artistici per BES con incredibili risultati tanto che quest’anno ho avuto finalmente le mie classi.
Devo dire che nelle classi gli alunni particolarmente difficili sono ancora più difficili da gestire; lì non ci sono tempere, pennelli, plastici, ma tutti gli altri compagni che subiscono ingiustizie a mio avviso tutte le volte che io ho un comportamento più comprensivo verso chi si comporta malissimo (anche loro sono ancora dei bambini). Questo mi fa sentire terribilmente in colpa poiché vorrei dare un messaggio educativo chiaro. Invece può sembrare che alla fine chi si comporta male è esonerato dai compiti, fa solo quello che gli va di fare, etc.
Le scrivo per un consiglio perché ieri mi sono trovata davvero in difficoltà. Con il solito alunno difficile in una classe particolarmente vivace.
Lui entra in classe quando vuole e gironzola tutto il giorno per i corridoi. Entrato in classe (dopo circa 20 minuti dall’inizio della mia ora) stava affacciato alla finestra, sputava dalla finestra, mi dava le spalle nonostante i richiami.
A quel punto (visto che loro sì soffrono ma anche noi abbiamo le giornate in cui le cose non vanno bene e non siamo sempre Wonderwoman) ho perso la pazienza, l’ho rimproverato aspramente gli ho fatto la nota. Lui per tutta risposta è uscito sbattendo la porta e insultandomi.
Un episodio simile era già successo un’altra volta e in quell’occasione ho tentato di contattare la famiglia che non mi ha risposto. Quindi lo avevo condotto dalla preside, avevamo parlato a lungo dell’accaduto e finalmente aveva compreso di aver sbagliato, aveva chiesto scusa, aveva scritto una lettera in cui si impegnava a ritornare il bambino dolce che era un temp.. Le cose per circa 20 giorni sembravano essere cambiate…ma ieri è ritornato peggio di prima.
Io capisco perfettamente che ha delle enormi sofferenze interiori, ma se siamo educatori non può passare il messaggio che a scuola ognuno può fare quello che vuole perché non è giusto nei confronti degli altri 24 alunni.
Quindi le dico sinceramente che non so più come lo devo prendere (da premettere che lui l’anno scorso e quest’anno ha fatto il laboratorio artistico con me e in quell’ambiente il comportamento è stato totalmente diverso).
Il mio dubbio è… va bene differenziare, personalizzare , essere comprensivo, ma a mio avviso i comportamenti maleducati vanno perseguiti.
A volte ho l’impressione che immettiamo così in società i futuri delinquenti e questo sarebbe una grandissima sconfitta professionale.
Le chiedo consiglio perché mi fido della sua pluriennale esperienza e nonostante mi ritenga una docente molto inclusiva penso sempre di avere qualcosa da imparare in merito.
Amo questo lavoro e il mio obiettivo è star bene in classe, creare quel clima di fiducia e serenità per un apprendimento efficace e duraturo.
Grazie per avermi ascoltato. Con grande stima. Maria Consiglia”
Vi sarei molto grata se guardaste questo video con attenzione. Sempre pensando a quali ragazzi noi insegnanti spesso dobbiamo (e vogliamo) insegnare. Sono scuole di frontiera. E questo significa che in quelle scuole ce ne sono tantissimi in tutte le classi. Questi sono insegnanti meravigliosi. E tutti dovrebbero aiutarli, rispettarli, ringraziarli voler li conoscere per andare a stringere loro la mano.
Ma vi assicuro che basta che ce ne sia anche solo uno, per rendere difficilissimo e altamente usurante il lavoro degli insegnanti. No, bocciarli e buttarli fuori dalla classe e dalla scuola non è una soluzione.
Ecco il video. Ce ne sono altri quattro. Guardateli tutti, se potete, e se volete capire davvero.
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Per approfondire, ecco le direttive del MIUR su BES e DSA
E anche questo documento di una scuola, che mi sembra molto chiaro.