Gli insegnanti fanno un lavoro usurante. E ora possiamo dire che è anche pericoloso.

Idee e riflessioni
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Premessa:  un ragazzo di sedici anni, rimproverato dalla sua insegnante di italiano che voleva interrogarlo (non mi interessa neanche sapere perché, ma se uno lo vuole sapere: perché non aveva studiato, perché non studiava, perché l’insegnante voleva interrogarlo perché in vista degli scrutini doveva mettergli in voto, perché voleva interrogarlo per vedere se almeno all’orale riusciva a prendere la sufficienza, ecc.) “si offende”, tira fuori dallo zaino il coltello, va alla cattedra e dà una coltellata sul viso all’insegnante. 

  • La professoressa non è stata aggredita in un parco di notte da uno sconosciuto.È stata sfregiata da un suo alunno, da un ragazzo al quale lei insegnava tutti i giorni, che avrebbe dovuto provare verso di lei – se non affetto o riconoscenza- almeno rispetto.
  • Capisco benissimo che l’insegnante colpita chieda che il ragazzo non venga punito troppo severamente. Capisco che le sia venuto in mente che è colpa sua, che non è riuscita a farlo diventare più responsabile. Non è colpa sua, invece. Diciamolo chiaramente: il ragazzo è il frutto di errori educativi precedenti, di una mancanza di controllo da parte dei genitori che non si sono accorti che il loro figlio andava a scuola con un coltello, e neanche che possedeva quel coltello. Capisco quello che può aver provato l’insegnante, e mi chiedo che cosa abbiano provato i genitori. Credo che una coltellata possa cancellare tutte le certezze faticosamente conquistate durante la carriera. Mi chiedo con quale sentimenti tornerà in classe quell’insegnante, e che cosa proverà, adesso, quando dovrà rimproverare un alunno.
  • No, cara collega, non è assolutamente colpa tua. Perché – e credo che solo un insegnante possa capirlo- quando tu insegni a un ragazzo, quando lo rimproveri, quando gli dai un brutto voto e insisti e insisti ancora per cercare di convincerlo a studiare per prendere la sufficienza, lo fai per il suo bene, perché – come ho già scritto tante volte – il rapporta che lega un insegnante ai suoi alunni somiglia a quello che un buon genitore ha con i suoi figli: quando sbagliano ti arrabbi perché sai che stanno danneggiando loro stessi, e tu non vuoi che accada. Capisco che tu preferisca pensare che quella coltellata sia il frutto di un errore, di una mala educazione, e non di odio, o di rancore nei tuoi confronti. Perché quella coltellata fa male soprattutto perché è un inaspettato tradimento. Ma non è colpa tua.
  • Non sapevo che l’insegnamento fosse una professione in cui si poteva rischiare – oltre all’esaurimento nervoso – di essere sfregiata o addirittura di perdere la vita.  Altrimenti -dico la verità- non avrei scelto questa strada. 
  • Gli insegnanti – lo dico per chi non lo sapesse- non possono frugare nello zaino di un alunno. 
  • Il ragazzo aveva un coltello a serramanico in cartella. Non mi chiedo nemmeno come mai il ragazzo avesse un coltello nello zaino. Mi chiedo come mai i genitori non sapessero di avere un figlio con un coltello nello zaino; come mai lo possedeva? Gli insegnanti non possono controllare lo zaino, ma i genitori possono.
  • Mi chiedo che cosa succederà al ragazzo: verrà punito, rieducato o invece lo si lascerà andare con una pacca sulla spalla?
  • Mi chiedo se lo Stato risarcirà l’insegnante sfregiata. E se lo farà, mi chiedo anche se il risarcimento lo pagheremo noi (il che sarebbe davvero assurdo) o o se lo pagherà la famiglia del bullo/violento ragazzo.
  • Credo che sia arrivato il momento – per gli insegnanti- di ribellarsi apertamente. Di ribellarsi alle critiche, ai soprusi, alla mancanza di rispetto, ai genitori e a tutti quelli che vogliono giudicarli.
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