Il teatro a scuola non è solo uno spettacolo, come potrebbe sembrare.

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Si fa troppo poco teatro nelle scuole italiane: molto spesso non ci sono gli spazi, non ci sono insegnanti preparati a un compito che è sempre molto difficile e impegnativo; non ci sono soldi per pagare un attore o un regista che possa aiutare gli insegnanti; non ci sono soldi per la scenografia, per i costumi. Oppure – forse più spesso – si pensa che il teatro “porti via tempo”, e non ci si rende conto di tutte le meraviglie che si possono ottenere.

Qualsiasi età abbiano gli studenti, quello che noi genitori o noi insegnanti guardiamo quando assistiamo allo spettacolo finale non è una scenetta, una recita, una commedia, una tragedia, un musical.
Quello che si rappresenta sul palcoscenico di una scuola è la vita stessa. È la maturazione di quei bambini o di quei ragazzi. E soprattutto è un’esperienza straordinaria che rimarrà per sempre nella loro memoria. Più di tante altre attività ed esperienze.

Assistere a uno spettacolo teatrale, se si guardano tutti i piccoli o giovani attori, se si rinuncia alla sciocca abitudine di guardare lo spettacolo attraverso l’ipad o lo smartphone, ci permette di vedere qualcosa che nella vita adulta non si vede quasi più: la gioia di vivere, l’entusiasmo, la fiducia nei compagni di avventura, la scoperta delle proprie capacità, la convinzione che la fatica viene premiata, l’idea che forse nella vita si può essere speciali, ammirati per qualcosa che ci è costato fatica, e non per una stupidaggine pubblicata sui social.
Attraverso il teatro si può far provare ai ragazzi e alle ragazze difficili – ed è un aspetto educativo importantissimo, difficilmente presente nelle altre attività scolastiche– qualcosa di straordinario: la scoperta che esiste una vita diversa da quella che conoscono, che forse la vita non è sempre cattiva, che forse c’è un po’ di felicità anche per loro in questo mondo, che c’è chi può apprezzarli per quello che sono, che a scuola non esistono per loro solo i brutti voti, i rimproveri e i provvedimenti disciplinari, ma ci sono anche gli applausi e i complimenti.

Se mollate il telefonino per tutto lo spettacolo, se lasciate da parte il video e le foto (che non vi restituiranno mai neanche un centesimo dello spettacolo della vita che va in scena), vedrete anche voi genitori quello che vedo io, che vediamo noi che a scuola abbiamo fatto o facciamo teatro: la trasformazione di un ragazzo timido in un disinvolto medico condotto; di una ragazza complessata in una ballerina piena di energia; di una bambina distratta in una attenta piccola attrice, di un ragazzo difficile in un serio presentatore, di uno studente svogliato, in un attore serio che impara bene tutte le sue battute, di un bambino con handicap in un bambino che capisce che anche lui può fare la sua parte come tutti gli altri.
Miracoli del teatro.
Sul palcoscenico bisogna proprio impegnarsi tanto e tutti: insegnanti e alunni.
La recitazione è come un meccanismo in cui tutte le parti devono essere bel oliate e funzionare insieme. Bisogna avere pazienza, provare e riprovare, dedicare un bel po’ del proprio tempo libero, fare del proprio meglio, e ricordare che il successo o l’insuccesso sono responsabilità di tutti e ognuno. Ogni attore deve studiare a memoria la sua parte, ma deve conoscere anche quella degli altri, perché deve entrare al momento opportuno; deve tenere presenti gli altri, rispettare gli spazi di tutti sul palco; si deve fare il cambio di scena velocemente, senza fare confusione, senza scontrarsi, senza farsi notare troppo dal pubblico;  a volte è necessario soccorrere il compagno che non ricorda la battuta, adeguarsi all’errore di qualcuno. E, contemporaneamente guardare il pubblico, anche se fa tanta paura, e ricordarsi di parlare in modo da essere sentiti da tutti, anche da chi è seduto lontano.
Ma alla fine, gli applausi e i complimenti ripagano di tutto.
Ed è per questo che dopo gli spettacoli mi faccio fare l’autografo, in particolare dai ragazzi più difficili.

Con il teatro si impara a recitare – con tutto quello che comporta – a volte anche a ballare, e a cantare. Ma soprattutto si impara il rispetto. Per gli altri, ma anche per se stessi. Vi sembra poco?

Cari colleghi, se non avete mai provato, il prossimo anno, fate teatro! Ve lo consiglio.

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