Cari lettori, desidero condividere con voi una lettera che ho ricevuto tre anni fa.
Naturalmente i nomi sono cambiati e ho tolto tutti i particolari privati. Me l’ha scritta un mio ex alunno, di cui non ero riuscita fino a quel momento a ottenere notizie. Un alunno che per me era speciale, perché aveva bisogno di aiuto e con lui ce l’avevo messa tutta. Avrei voluto sapere com’era stata la sua vita dopo che lo avevo lasciato, in terza media. Quindici anni dopo è ritornato nella mia vita: un uomo di trent’anni, che è andato all’estero a cercare fortuna. Nei giorni scorsi mi ha telefonato dall’estero, perché ha saputo che lo cercavo. E poi mi ha scritto.
Era un ragazzo pieno di problemi, che era stato bocciato sia per il comportamento che per i risultati. Ma io ho creduto nella possibilità di recuperarlo. Ce l’ho messa tutta per tirare fuori da lui la sua parte migliore. Alla fine della terza media mi aveva detto: “Se non avessi incontrato lei adesso sarei un disgraziato”.
Ecco la sua lettera:
“Buonasera, professoressa, sono Paolo mi sono fatto dare l’email da Sandro. Devo dire che mi ha fatto molto piacere risentirla, ho pensato molto a lei in questi anni. Non può nemmeno sapere quanto mi siano serviti i suoi insegnamenti…non tanto quelli scolastici ma quelli di “vita”. Perché è merito suo se ho queste mie abilità nell’ interloquire con la gente in modo disinvolto e ad essere piacevole nell’ essere ascoltato. Capacità, che posso garantirle, sono state fino ad oggi fondamentali ed in alcuni casi vitali per la mia esistenza, e il merito di tutto ciò è suo. Se non ci fosse stato il teatro e le sue “spronature” quando fui suo alunno, forse oggi sarei un qualsiasi 30enne mediocre.
Grazie è ancora grazie.
Le allego una mia foto. Come potrà vedere sono sempre in “forma”……ah ah.
Come le ho già detto per telefono è un po’ difficile trovare informazioni su di me in rete, perché non sono in nessun social o quant’altro. Sono parecchio riservato dal quel punto di vista e non amo che tutti vedano e sappiano i fatti miei. […]
Un saluto e un abbraccio forte.
Paolo
P.S. Le chiedo scusa anticipatamente per gli eventuali errori di grammatica e sintassi……da questo punto di vista sono rimasto un po’ capra……ah ah ah”
Che cosa dire? Questa è la bellezza dell’insegnamento. Quando ci capita di sentire, o di leggere parole come queste è come se ricevessimo un premio alla carriera. Queste sono le vittorie degli insegnanti.
Vorrei spiegare un concetto secondo me essenziale.
Insegnare è molto faticoso, perché abbiamo la responsabilità di educare, oltre che di trasmettere nozioni utili. Ma “educare” che cosa significa se non preparare ad affrontare la vita? Lo fanno i genitori, certo, ma a volte i genitori non ci riescono, o perché non hanno le capacità che servono, o perché sono assenti, o per tanti altri motivi. E allora, soprattutto in quei casi, noi insegnanti possiamo diventare importantissimi. Pensateci, colleghi, quando scegliete il tempo da dedicare a parlare con i ragazzi. Non lo considerate una perdita di tempo, sottratto “alla materia”. Quando parlate ai ragazzi della vita, state insegnando la materia più importante che esiste.
Ogni volta che mi sono stati affidati gli alunni di una classe è questo, quello che ho voluto fare: aiutare i miei alunni ad affrontare gli altri, il lavoro, le difficoltà, i periodi bui, il mondo.
Certo che voglio insegnare loro la grammatica, l’ortografia, la letteratura, la storia. Ma, soprattutto, voglio insegnare che bisogna darsi da fare, combattere le battaglie di ogni giorno, senza demoralizzarsi, senza rinunciare ai propri sogni. E lo faccio attraverso il teatro, attraverso la letteratura, e soprattutto attraverso le “spronature”.
Quando insegno penso che quello che dico – se avrò saputo scegliere – un giorno potrà anche salvare i miei alunni dalla paura di non farcela; penso che potrà aiutarli ad affrontare il dolore, che prima o poi viene per tutti. E penso che se i miei insegnamenti faranno la differenza nella vita anche di uno solo dei tantissimi alunni che ho avuto, o se qualcosa che ho detto potrà salvarne anche solo uno dalla disperazione, potrò sentirmi soddisfatta.
Leggendo questa lettera ho sentito che è valsa davvero la pena tutta la fatica che ho fatto affrontando ogni giorno le difficoltà dell’insegnamento, la sofferenza per il dolore che c’è dietro molti alunni e la frustrazione di non poter fare quello che sarebbe necessario.
Anche se fosse stato solo per Paolo, ne è valsa la pena.
Adesso leggete Le sconfitte degli insegnanti.
Il disegno dell’anteprima è di Rosita Uricchio illustrator