LETTERA APERTA AGLI IGNORANTI (che non la leggeranno). Prima Parte. Impara l’italiano!

"Lezioni" e lezioni Idee e riflessioni
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Premessa utile: si prega di leggere a quali ignoranti è indirizzata.

Ignoto, greggio ed ingregio* Ignorante,

ti scrivo per aiutarti a capire, perché vedo che da solo non ce la fai.

Mi rivolgo a te, che scrivi e parli ovunque, pateticamente convinto che la “cultura” che ti sei fatto al bar, o sul “sentito dire”, o attraverso programmi e video trasmessi proprio per manipolare te, valga quanto e più di una laurea. A te, che ti credi furbo e ti bevi tutte le bufale del web e le diffondi, tutto soddisfatto di farlo, perché non sei in grado di riconoscerle e di accorgerti del fatto che sono sempre baggianate per i gonzi. Questo capita perché non solo non sei colto, ma nemmeno acculturato. E “acculturato” non significa “stitico”, come ebbe a dire uno studente in una classe di scuola superiore, ma “che sta cercando di arricchirsi culturalmente”.

Secondo me è arrivato il momento di rimettere alcune cose in chiaro.

Provo a spiegare qualche concetto. Ma prima di tutto chiarisco che sono insegnante e anche scrittrice e perciò, fortunatamente, sono autorizzata sia a spiegare sia a scrivere. E questo lo preciso, anche se un tempo non mi sarebbe mai venuto in mente di farlo, perché pare che adesso gli ignoranti ritengano giusto rispondere a chi li contesta con “Tu sei cantante e perciò stai zitto e pensa a cantare”, o “Chi ti credi di essere perché hai studiato?”, o “Studiare non serve a niente”, o “Quello che c’è da sapere non si impara su polverosi libri”, o “Questo lo dice lei”, ecc.

  1. Prima di tutto, non sai parlare e scrivere correttamente l’italiano. È la tua lingua madre, via! Non la maltrattare così! Fai un favore a te stesso: non sbandierare ai quattro venti che non l’hai mai imparata. Evita di usarla davanti a un pubblico, quando non è il caso di farlo. Non parlare e non scrivere urlando, come fai, perché noi non ti ascoltiamo più alla terza sciocchezza che dici; noi scuotiamo la testa e qualche volta ridiamo di te, quando le spari troppo grosse. Fai come quelli che sanno quando è il momento di tacere. A loro va la mia gratitudine e il mio rispetto. Non è indispensabile aver studiato per poter parlare, ci mancherebbe. Puoi raccontare nel tuo italiano sgrammaticato quello che vuoi ai tuoi amici e parenti. Per esempio, puoi discutere di calcio e sostenere a gran voce la tua squadra, certo, ma pretendere di insegnare all’allenatore direttamente dal divano di casa tua o dal bar all’angolo non è il caso. È importante però che tu capisca che per intervenire su questioni importanti (e addirittura in Parlamento) l’italiano corretto è il minimo! E conoscere l’italiano – non so se lo sai – serve molto anche a capire quello che ascolti e che leggi. Tante volte rispondi in quel modo assurdo perché non hai proprio capito quello che hai ascoltato o letto in italiano corretto. Cerco di usare espressioni che magari ti sono più chiare: se dico o scrivo “fischi” e tu capisci “fiaschi” e ti metti a parlare di vino, quello che dici si trasforma subito nel raglio di un asino. E per darti una motivazione più chiara sul perché è così importante che tu conosca bene l’italiano, sappi che se io volessi, potrei scrivere usando una sintassi semplice e parole semplicissime (per darti l’impressione di poter capire), aggiungendo  qua e là parole che non conosci assolutamente, e tu non sapresti se sto dicendo cose sensate o insensate e, soprattutto, se ti sto insultando o se ti sto lodando. L’ho sempre spiegato ai miei alunni per convincerli a studiare.

*etimo ricostruito su calco di “egregio”, e per questo indicato con un asterisco.
E già che ci siamo: se ti dico che sei “Egregio”, tu magari pensi che significhi “Caro”. Invece no. “Egregio” (da pronunciare /e’grɛʤo/ ) deriva dal latino (che non hai studiato), e la sua etimologia ( che non hai studiato) è questa: dal latino ex = fuori, fuori da + grege, che è ablativo di grex, gregis, che deriva dall’indoeuropeo (che non hai studiato) *gr>greg, stessa radice del greco (che non hai studiato) (ἀ)γορ, che significa gregge. Quindi “Egregio”, letteralmente, significa, “fuori dal gregge”, nel senso di “che si distingue dal gregge”, perché è migliore del resto del gregge. Capirai che non potevo usare per te né “Caro”, ” né “Distinto”, né “Gentile”, né “Egregio” e ho dovuto ricorrere ad altri appellativi, di cui uno l’ho ricreato apposta per te.
Sì, lo so, dirai che non ti interessa nulla conoscere queste cose. Ed è perciò che questa lettera continua…

continua qui



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