Noi insegnanti contiamo.
Contiamo nel senso che facciamo un lavoro (anche quello degli altri sarà così, non lo metto in dubbio, ma non lo so e quindi – come bisognerebbe sempre fare quando non si sa- parlo solo del nostro) che ci porta a contare i giorni che ci separano dal sabato; contiamo i mesi che ci separano dalla fine della scuola; e poi contiamo gli anni che ci mancano alla pensione. Anche se ci piace insegnare, speriamo che i giorni passino in fretta.
Ma il problema è che ci stanchiamo moltissimo, e abbiamo sempre la sensazione di non arrivare al fine settimana, alla fine dell’anno e alla fine della carriera con la forza necessaria per essere dei buoni insegnanti.
E così facendo non ci rendiamo conto del fatto che facciamo un lavoro che -bello quanto vuoi – ci porta a desiderare di consumare il più presto possibile i giorni della nostra vita.