Tanto tempo fa esistevano le mamme che educavano le bambine a diventare delle brave donnine di casa.
Esaltavano la loro “femminilità” vestendole rigorosamente di rosa, insegnando loro concetti come “certe cose non si fanno! Sono da maschio!”, “Stai composta! Sei una signorina”, “Non puoi chiedere a Babbo Natale una macchinina! Non sei mica un maschio!”; insegnavano loro a lavare e a cucinare e per questo regalavano loro tutto quello che poteva servire per diventare delle belle signorine che un giorno potevano trovare il loro principe azzurro. Le definivano con orgoglio “signorina” o “principessina” fin da piccole, le vestivano con abitini rosa pieni di fiocchetti e luccichini che le distinguevano dai maschietti, vestiti di azzurro. Insegnavano loro a essere “graziose”, docili, servizievoli, e regalavano loro tutto quello che le facesse entrare bene nel ruolo di futura mogliettina e madre: il kit delle pulizie, con scopa, strofinacci, secchio e spazzolone; il kit da cucina con pentoline, tazzine, cucinina, forno, ecc. Lo scopo era quello di diventare competitive quando arrivava il momento di cercare marito, il “buon partito”. Le ragazze che si accasavano meglio (anche se magari poi prendevano un sacco di botte una volta sposate) erano quelle capaci di essere perfette donne di casa, molto docili, sempre pronte a soddisfare il marito in ogni situazione perché era lui che “le manteneva”; erano quelle che facevano fare loro bella figura con gli altri uomini (“regine della casa”, zitte quando parlavano gli uomini, niente sigaretta perché “una signora non fuma”, ecc.). La perfezione era nella donna “santa sul divano e puttana a letto”.
Erano altri tempi e la donna viveva all’ombra del marito, facendo lavori “da donna” o – più spesso- dedicandosi a “non far nulla”, a casa con i figli (numerosi): partorire, preparare pranzi e cene, lavare, stirare, pulire, curare i bambini, cucire, ricamare, ed infine essere disponibile a letto (che le piacesse o no).
Poi sono arrivati gli anni Settanta e le donne si sono ribellate a questa visione della donna e del matrimonio e dopo molti anni, piano piano, sono riuscite a ottenere di non essere più considerate né donnine di casa a servizio del marito, né donne oggetto; hanno preteso che il loro corpo non venisse utilizzato nelle pubblicità come esca sessuale; hanno cominciato a lavorare fuori casa e fare anche i lavori prima riservati agli uomini, ecc. C’è voluto un lavoro enorme, come può confermare ogni donna che ha vissuto quegli anni. Non abbiamo ottenuto tutto, ma tanto.
E oggi?
Ecco. Sappiate che oggi siamo di nuovo così: abbiamo perso quasi tutte le nostre conquiste, e per certi versi la situazione non solo è tornata agli anni Cinquanta, ma è addirittura peggiorata.
Oggi la donna deve essere provocante sia a letto che fuori dal letto. Crede di farlo per sé stessa, ma in realtà non ne sarei così sicura; non è più una principessa, né la regina della casa, ma continua a occuparsi principalmente lei della casa anche se lavora.
Ma la cosa che più impressiona è il vedere che sono proprio le donne quelle che si stanno mettendo di nuovo nel ruolo della donna inferiore, della massaia, della donna oggetto, della donna da picchiare. Sempre di più.
E l’elemento più evidente di questo ritorno alla “donna inferiore”è qualcosa di apparentemente innocuo: da quel colore – il rosa- che è ritornato (più forte di prima) come “divisa” della donna.
In questo modo si separano di nuovo il rosa e l’azzurro. E si separano i ruoli.
Così, ci sono di nuovo giochi e giocattoli da femminuccia e giochi e giocattoli da maschietto. Rigorosamente suddivisi in reparti anche nei negozi. E alla bambina non si regalano macchinine, né aeroplani, né camioncini, anche se da grande guiderà l’auto, o l’aereo o il camion. E al maschio non si regala una bambola anche se da grande potrà essere un padre, o un insegnante o un parrucchiere o un sarto. La separazione dei ruoli così netta porta anche alla discriminazione di genere. E porta a fare sì che una mamma preferisca che il bambino rimanga bagnato di pipì purché non gli si faccia indossare un paio di pantaloncini rosa.
Svegliatevi finché siete in tempo, mamme! Smettete di usare il rosa per le vostre bambine. Il rosa è un colore qualunque. Non accade nulla se indossa un altro colore. Non diventa un maschio se indossa l’azzurro o il giallo. Né il bambino diventa una femmina se indossa un paio di pantaloni rosa.
Anche questa è ribellione.
“Mio figlio, meglio bagnato (di pipì) che vestito di rosa”
Guardate questo spot. Non importa se è in spagnolo. Si capisce benissimo.