Una delle domande più importanti fra quelle che devono aleggiare sempre in una classe è “Perché si studia?”
I ragazzi devono assolutamente conoscere la risposta. Non basta dire loro “Perché serve” (a che cosa?), “Perché poi puoi trovare un lavoro” (siamo sicuri?), “Perché la cultura serve” (è vero, ma andatelo a dire a ragazzi bombardati da messaggi che insegnano loro che “quello che serve” è la bellezza, è il denaro, è diventare un calciatore milionario, è diventare una cantante famosa, ecc.), o altre risposte così.
Noi insegnanti dobbiamo mostrare loro con mille esempi -precisi e non generici – tutte le situazioni della vita in cui aver studiato “fa la differenza”. Una enorme differenza. E spiegare che qualcuno riesce a cambiare il mondo, a fare scoperte che salvano vite, che curano malattie prima incurabili, che fanno camminare chi è senza gambe, a piegarci la vita, la società, le guerre; o a farci immaginare e sognare.
E dobbiamo rispolverare l’abitudine di far studiare anche queste persone – uomini e donne – che con i loro studi e con la loro arte hanno reso (e rendono) migliore il mondo.
Il messaggio che deve passare è sostanzialmente questo:
studiare è molto importante e si deve rispetto e ammirazione a chi passa la vita a studiare, anche senza guadagnare. Perché non sono i soldi quelli che rendono una persona “di valore”, ma è la sua capacità di essere utile agli altri, di lasciare un segno positivo nel mondo, anche se il mondo è ristretto a un quartiere.
Se non ci fosse chi si dedica a studiare (il medico, l’ingegnere, l’insegnante, lo scienziato, ecc.) come sarebbe il mondo? Fatelo dire a loro.
Seguono esempi, man mano che li trovo.